Il Ciclo Produttivo
1. Coltivazione Portainnesti
Parte importante della vite sono i portainnesti. I portainnesti sono apparati radicali su i quali vengono moltiplicate tramite innesto le differenti varietà di marze.
Al momento della progettazione di un vigneto, è molto importante la scelta del portinnesto per il raggiungimento dell’equilibrio vegeto-produttivo. Il portainnesto, da una parte, serve a offrire protezione contro la fillossera e a consentire l’adattamento della vite alle più diverse condizioni pedoclimatiche; dall’altra, ha un ruolo ormai assimilabile a quello di altri mezzi agronomici in grado di modulare il comportamento vegetativo e produttivo della pianta.
La scelta del portainnesto è una fase essenziale per la riuscita del vigneto e del prodotto che si vuole ottenere.
I nostri portainnesti sono coltivati all’interno della nostra azienda in modo che ne possiamo costantemente controllare la sanità e il livello di maturazione. Da aprile a settembre vengono fatti crescere su reti sopraelevate. A gennaio vengono tagliati i lunghi tralci dalle piante madri, vengono sgemmati e tagliati in spezzoni pronti per la fase dell’innesto quando saranno combinati con le gemme precedentemente tagliate a misura (foto a destra).
2. Innesto
L’innesto della vite è una tecnica agronomica atta a creare dei nuovi esemplari utilizzando un portainnesto e un nesto.
Il primo è la parte basale sulla quale si dispone il nesto per dar vita a un nuovo esemplare. Questa tecnica è in grado di sviluppare una pianta con le medesime caratteristiche genetiche di quella innestata. Questa pratica è molto importante perché è in grado di migliorarne la varietà salvandola, come successe tempo fa, da dannosissime epidemie. Questa fase viene svolta oggi grazie a macchinari chiamati innestarci a pedali che fanno un innesto chiamato ad omega, successivamente vengono paraffinate con una cera rossa per proteggere il punto di innesto e aiutare così la formazione del callo.
3. Forzatura
In questa fase le barbatelle appena innestate vengono messe in cassoni con segatura bagnata e uno strato superficiale di perlite, un materiale inerte che funge da isolamento.
I cassoni così preparati vengono messi in serre riscaldate alla giusta temperatura accellerando così la creazione del callo nel punto di innesto. É questo il momento più delicato dove la pianta deve essere forzata con il giusto equilibrio per garantire poi l’attecchimento una volta trapiantata in vivaio.
4. Trapianto
In questa fase le talee innestate vengono tolte dai cassoni, sottoposte ad un controllo sulla buona formazione del callo, ripulite dalla segatura, paraffinate con una cera protettiva blu e piantate in campo aperto sul terreno precedentemente lavorato e preparato con solchi muniti di telo pacciamante preforato e manichetta per l’irrigazione.
Anche l’operazione di impianto viene fatta manualmente in quanto le talee sono molto delicate nel punto di innesto. Da questo momento in poi le piantine dovranno sviluppare l’apparato radicale e fogliare fino a novembre quando saranno estirpate.
Ogni anno viene cambiato l’appezzamento su cui viene fatto il vivaio su cui si ritorna dopo un minimo di cinque anni di altre culture.
5. Estirpo Vivaio
A Novembre dopo che le barbatelle hanno lasciato cadere le foglie vengono cimate e poi tolte dal terreno grazie ad un particolare aratro, vengono caricate e portate all’interno dell’azienda dove viene fatta un’altra importante fase che è la cernita.
In tale fase ogni barbatella viene controllata nel suo apparato radicale, che sia forte e ben distribuito, e nel suo punto di innesto che sia ben saldo. Viene poi fatta la paraffinatura con una cera di colore verde protettiva adatta alla frigoconservazione e resistete alle temperature e agli agenti atmosferici che dovrà sopportare dopo l’impianto in vigneto.
Le barbatelle vengono dunque confezionate in mazzi da 25, etichettate, idratate, inscatolate e messe in celle frigorifere a temperatura controllata pronte per quando arriverà il momento del trapianto.